Dark Light

È ovunque: sui social media, sui siti di informazione, su un rilevante numero di e-commerce. Meme, commenti, sentimenti nostalgici, tutto sembra essere improvvisamente diventato color Barbie – e come ci spiega Falcinelli sull’Espresso, mica era un colore “da donne”, un tempo. Il New York Times parlava del Millennial Pink già nel luglio 2018, anticipando, forse inconsapevolmente, il colore che nel luglio 2023 sarebbe esploso dentro estese sacche di cultura popolare, dentro e fuori la Rete. Quella della moda, in primis.

L’arrivo del film Barbie ha avvolto in una nebbiolina magenta buona parte del mondo; la produzione e la scenografia hanno richiesto così tanta vernice rosa che se ne è registrata addirittura una carenza mondiale. Dalle ricette per preparare un piatto di pink spaghetti ai tutorial per creare gli abiti indossati da Margot Robbie, l’iconica bambola di Mattel ha preso il sopravvento soprattutto su YouTube e TikTok. Qui, per fare un esempio, l’hashtag #barbiecore in questo momento ha 672 milioni di visualizzazioni.

La nostalgia è l’insight chiave del successo, in un momento storico che ci spinge a cercare piccole vie di fuga da ansie e futuri precari. E se intere generazioni – dai Boomer alla Zeta senza dubbio – hanno costruito un mondo dove far muovere la propria Barbie, oggi è la stessa Barbie a creare un nuovo mondo per ciascuno di noi con questa pellicola.

Il marketing, certo, ha poi compiuto il resto della magia, dal rilascio di poster con memetici alle collezioni con parecchi brand, come Zara, Gap, Nyx Cosmetics, Fossil, Superga – solo per citarne alcuni – riflettendo il fascino intersettoriale dell’universo narrativo di Barbie. Cani compresi.

Non solo. Dopo quindici anni di gestazione, il film Barbie esce post-pandemia in un’estate di grandi uscite cinematografiche (e un ritorno massiccio del pubblico in sala). Nello stesso giorno, ad esempio, è uscito Oppenheimer di Nolan; molti spettatori stanno scegliendo di vederli entrambi, spesso con sessioni consecutive al cinema. È nato così il neologismo Barbenheimer, che identifica il fenomeno ben descritto dal Time.

I numeri in Rete sono notevoli. Solo l’hashtag #BarbieMovie ha raccolto oltre 4,7 miliardi di visualizzazioni su TikTok; su Pinterest, le ricerche di “Barbiecore” sono aumentate del 980% e “Barbie mood board” del 1.290% tra maggio 2022 e 2023. È come se volessimo portare nella nostra vita un po’ della sua leggerezza, un po’ del suo essere surreale, con un cocktail, una villa in affitto su AirBnb o un meme da condividere con i nostri amici.

Dalla piscina di Bondi Beach, in Australia, alle camere del Grand Hyatt di Kuala Lumpur, in Malesia, passando per l’esperienza immersiva di Los Angeles e per il bar di Chicago, negli Stati Uniti, è come se l’immaginario intorno alla bambola improvvisamente avesse preso anima e corpo. Il nostro.

Una traccia di questo trend possiamo ritrovarla guardando alle nostre spalle, quando è uscito Asteroid City di Wes Anderson. Già in quel caso le persone in Rete hanno iniziato a creare propri corti, a usare filtri, a immergere la propria quotidianità in un altro mondo narrativo, in quel caso fatto dei colori pastello tipici.

Infine, è interessante registrare come l’immaginario sia gonfiato dal chiacchiericcio in Rete, ma si muova in realtà nel nostro mondo offline. Le persone hanno bisogno di sostanza, di toccare, di sporcarsi di rosa. E, in effetti, c’è molto più rosa di quel che si possa pensare intorno a noi. Non solo “per donne”. Finalmente per tutt*.