Intanto, sfatiamo un mito.
No, il gambero non cammina esclusivamente all’indietro come spesso si pensa. È un’idea comune, ma non del tutto accurata. In realtà, i gamberi solitamente camminano in avanti, usando le zampe sotto il corpo. Tuttavia, quando si sentono minacciati o hanno bisogno di fuggire rapidamente, possono scattare all’indietro, utilizzando un meccanismo chiamato “reazione di fuga”. Dunque, camminano principalmente in avanti, ma sono noti per il loro movimento rapido all’indietro quando necessario. Noi oggi proveremo a fare lo stesso, per necessità, e cammineremo dal futuro al passato insieme.
Ma come ho fatto a ritrovarmi qui?
Quante volte ve lo sarate chiesto. Quando ci troviamo di fronte a circostanze complesse o inaspettate, sembra quasi impossibile ripercorrere a ritroso i passi che ci hanno condotto esattamente dove siamo. Eppure, se ci pensiamo bene, la vita di ognuno di noi non è forse il frutto di una serie di scelte, spesso così piccole da sembrare insignificanti? Ogni giorno compiamo gesti che, a prima vista, appaiono privi di conseguenze rilevanti. Attraversare di corsa le strisce pedonali, ignorando il semaforo rosso, potrebbe portarci a un incidente con un ciclista imprudente. Oppure, proprio quel gesto avventato potrebbe permetterci di arrivare puntuali a un appuntamento importante, o magari di raccogliere una banconota da cento euro che qualcuno ha perso dall’altro lato della strada. Allo stesso modo, perdere un treno può sembrare una sfortuna, ma potrebbe diventare l’occasione per incrociare un vecchio compagno di università nella sala d’attesa della stazione, o magari per scoprire un romanzo che ci aprirà nuovi orizzonti, mentre attendiamo il treno successivo. E se quel treno dovesse deragliare, potrebbe persino salvarci la vita. Ogni scelta, ogni evento, per quanto casuale o insignificante, può alterare il corso del nostro destino. La vita è un intreccio di cause ed effetti, e spesso ci rendiamo conto solo a posteriori di quanto ogni decisione, per quanto piccola, possa avere un impatto profondo sul nostro cammino.
Il tema della causa ed effetto
Nel film Sliding Doors, diretto da Peter Howitt, la protagonista Helen si ritrova davanti a una svolta cruciale della sua vita a causa di un evento apparentemente banale: riuscire o meno a salire su un treno della metropolitana. Dopo essere stata licenziata, Helen si affretta per tornare a casa dal suo compagno, e proprio da quel momento, la sua vita si divide in due percorsi paralleli, che si dipanano in modo radicalmente diverso.
Nel primo scenario, Helen riesce a prendere il treno, torna a casa prima del previsto e scopre il tradimento del suo fidanzato. Questa rivelazione la porta a chiudere la relazione e a intraprendere un nuovo cammino da donna single. Nel secondo scenario, invece, Helen perde il treno, arriva a casa in ritardo e non scoprirà l’infedeltà del compagno, continuando la relazione ignara della sua infelicità. In questo secondo percorso, Helen resta legata a una vita di compromessi e difficoltà emotive, cercando di barcamenarsi tra il lavoro e una relazione disfunzionale.
La narrazione si sviluppa mostrando in parallelo questi due destini, rivelando come un singolo, insignificante evento possa cambiare il corso di una vita. Tuttavia, nonostante le divergenze tra i due percorsi, entrambi i futuri convergono in modo inaspettato. Alla fine, Helen si ritrova in ospedale e subisce un aborto spontaneo, un evento che segna il punto d’incontro dei suoi due destini paralleli.
Sliding Doors è una rappresentazione potente di come piccoli eventi, come la semplice azione di prendere o perdere un treno, possano influenzare in modo significativo la vita di una persona. Il film esplora il concetto di destino, libero arbitrio e la sottile linea tra decisioni che sembrano irrilevanti e il loro impatto profondo sul nostro futuro. Che si tratti di un personaggio di fiction, di una persona reale o persino di un prodotto, la pellicola ci ricorda che le scelte apparentemente minori possono portare a risultati sorprendenti e imprevedibili.
La tecnica del backcasting
Chi si occupa di pianificazione strategica o di scenari futuri utilizza spesso una tecnica chiamata backcasting. Questa metodologia prevede di fissare un obiettivo distante nel tempo, un punto ideale nel futuro, e poi di ripercorrere i passi necessari per raggiungerlo, andando a ritroso. A differenza di un approccio tradizionale, che prevede di proiettare il futuro partendo dal presente e analizzando tendenze passate, il backcasting parte dal traguardo desiderato e cerca di costruire il percorso necessario per arrivarci.
Il backcasting è particolarmente utile quando si vuole raggiungere un obiettivo specifico, che sia a livello individuale, aziendale o sociale. Viene spesso utilizzato in contesti come la sostenibilità, la pianificazione urbana o il cambiamento climatico, dove è necessario immaginare un futuro preferibile e trovare modi concreti per influenzare il presente in vista di quel risultato. È un processo attivo, che implica non solo la previsione di cosa potrebbe accadere, ma anche l’individuazione delle azioni da intraprendere per trasformare quel futuro auspicato in realtà. Nel contesto del cono di plausibilità – che include tutti i possibili futuri che potrebbero verificarsi – il backcasting si concentra su uno scenario preferibile, che si desidera influenzare positivamente.
Lineare o a ritroso?
Pensare in modo lineare è un po’ come guardare il meteo e prevedere il futuro basandosi su ciò che è accaduto finora: “Domani farà bello perché oggi il cielo è sereno.” Questo approccio si fonda sull’idea che il futuro sia una naturale estensione del passato. Si osservano i dati storici e si proietta ciò che è stato nel domani, cercando una continuità con le esperienze già vissute.
Il backcasting, invece, ribalta completamente questa prospettiva. Non si tratta di osservare cosa potrebbe accadere, ma di stabilire cosa vogliamo che accada. È come decidere che, indipendentemente dalle condizioni meteorologiche, domani andremo al mare. A quel punto, anziché sperare nel sole, iniziamo a pianificare in base al nostro obiettivo: facciamo i preparativi necessari, raccogliamo tutto quello che ci serve – un cambio di vestiti per dopo il bagno, panini per il pranzo, la crema solare – e organizziamo i dettagli pratici, come impostare la sveglia e scegliere il mezzo per raggiungere la spiaggia. In questo modo, il backcasting ci spinge a concentrarci sulle azioni concrete che ci permetteranno di realizzare il futuro desiderato, indipendentemente dalle condizioni esterne.
Un esempio di backcasting
Giochiamo insieme fissando un punto nel futuro. È il 2054, e gli smartphone – un tempo simbolo della connessione globale e della comunicazione costante – sono ormai un ricordo del passato. Al loro posto, nuove tecnologie hanno radicalmente cambiato il modo in cui gli esseri umani interagiscono con il mondo e tra di loro. La Generazione Alpha ha superato i quarant’anni, la Beta sta completando l’università e la Gamma si avvicina all’adolescenza, immersi in un universo tecnologico che sembra appartenere a una fantascienza che nel 2024 sembrava lontana. Ma come siamo arrivati a questo punto? Attraverso l’uso del backcasting, possiamo immaginare il percorso che ha condotto alla scomparsa degli smartphone.
2050. L’interazione uomo-macchina è completamente cambiata
Entro il 2050, le interfacce cerebrali avanzate e la realtà aumentata sono diventate parte integrante della vita quotidiana. Grazie a dispositivi che si integrano direttamente con il cervello, le persone possono interagire con il mondo digitale senza la necessità di strumenti fisici come gli smartphone. Le informazioni, le comunicazioni e persino le esperienze sensoriali vengono gestite attraverso l’interazione diretta tra mente e macchina. Questa evoluzione ha reso gli smartphone obsoleti, riducendo la necessità di schermi fisici o tastiere per interagire con i contenuti digitali.
2040. Tecnologia e corpo umano si fondono
Nel decennio precedente, la tecnologia ha iniziato a integrarsi profondamente con il corpo umano. Immagina l’uso di lenti a contatto in realtà aumentata che proiettano immagini e informazioni direttamente nel campo visivo, o microchip impiantati che permettono di controllare oggetti tramite il pensiero. Anche oggetti di uso quotidiano come occhiali, vestiti o gioielli sono dotati di capacità tecnologiche avanzate, creando una connessione costante e fluida con l’ambiente digitale. Questa fusione ha eliminato il bisogno di dispositivi ingombranti e portatili, come gli smartphone, in favore di soluzioni più discrete e integrate.
2030. La realtà aumentata e virtuale diventano dominanti
A partire dal 2030, l’AR e la VR raggiungono livelli di perfezione straordinari. Queste tecnologie non solo migliorano l’intrattenimento, ma sono diventate strumenti di lavoro, di educazione e di interazione sociale. Invece di guardare uno schermo, le persone “vivono” esperienze digitali, che si fondono perfettamente con il mondo fisico. I contenuti non sono più confinati agli smartphone, ma proiettati direttamente nella realtà che ci circonda, attraverso superfici visive o direttamente negli occhi.
2028. Cambiamento culturale e connessione più consapevole
Nel 2028 inizia a verificarsi una mutazione importante nella percezione della tecnologia. Le persone, ormai stanche dell’iperconnessione costante, iniziano a rivalutare l’idea di essere sempre online. Nasce un movimento culturale che promuove una connessione più consapevole e bilanciata, che non dipenda più da dispositivi fisici, bensì da tecnologie meno invasive e più integrate nell’ambiente circostante. La crescente consapevolezza sui danni dell’uso smodato della tecnologia porta a una riduzione graduale dell’importanza degli smartphone.
2027. Crescente preoccupazione su privacy e sicurezza
Un anno prima, nel 2027, le preoccupazioni legate alla privacy e alla sicurezza dei dati personali raggiungono un picco significativo. Con l’aumento di violazioni e furti di dati, cresce la sfiducia nei confronti dei dispositivi che raccolgono continuamente informazioni sugli utenti, come gli smartphone. Questo porta a un cambiamento nelle abitudini tecnologiche: gli utenti iniziano a preferire tecnologie meno invasive e più rispettose della privacy, riducendo l’uso degli smartphone a favore di alternative più sicure.
2026. La preferenza per dispositivi piccoli e discreti
Nel 2026 si registra un cambiamento nelle preferenze di consumo: le persone iniziano a favorire dispositivi sempre più piccoli, leggeri e discreti. Auricolari intelligenti, occhiali con AR integrata e wearable avanzati diventano il fulcro delle interazioni digitali, riducendo la dipendenza dagli smartphone. Questi nuovi dispositivi, più integrati nel corpo e meno ingombranti, cominciano a sostituire il classico telefono portatile come principale mezzo di comunicazione.
2024. Smartphone onnipresenti e imprescindibili
Oggi, nel 2024, gli smartphone sono onnipresenti. Li portiamo ovunque e sono fondamentali per gestire ogni aspetto della nostra vita: comunicazioni, lavoro, intrattenimento, navigazione, e persino salute. Tuttavia, già ora si notano segnali di un futuro in cui l’interazione con la tecnologia si evolverà, rendendo gli smartphone, per quanto indispensabili, una fase transitoria. L’attenzione verso la privacy, la salute mentale e la crescente saturazione digitale indicano che un cambiamento potrebbe essere all’orizzonte.