In un’epoca caratterizzata da incertezze economiche, instabilità politica e cambiamenti sociali costanti, la Generazione Z sta trovando conforto e stabilità in luoghi inaspettati. Alle prese con la solitudine e la fatica mentale legata a una costante esposizione alla tecnologia, molti giovani stanno sviluppando legami affettivi con oggetti inanimati, come borracce, peluche e diari. Questi “oggetti per il supporto emotivo” stanno assumendo un ruolo centrale nella vita quotidiana della Gen Z, fornendo una forma di compagnia e un’ancora di sicurezza.
Per questi giovani, spesso incapaci di permettersi il lusso di esperienze di alto livello o di oggetti costosi, articoli facilmente reperibili e personalizzabili diventano simboli di identità e rifugi emotivi. Una borraccia decorata con adesivi personalizzati, un peluche che richiama i giorni dell’infanzia o un diario pieno di pensieri e riflessioni non sono più soltanto oggetti funzionali, ma diventano parte integrante di un mondo emotivo costruito con cura. Grazie alla possibilità di essere adattati e antropomorfizzati questi oggetti assumono caratteristiche uniche che riflettono l’individualità e le preferenze di chi li possiede.
Ma il valore di questi oggetti non si ferma qui. Non si tratta solo di rispondere a un bisogno funzionale o di seguire un trend temporaneo: per la Generazione Z, gli oggetti di supporto emotivo rappresentano un linguaggio visibile delle loro passioni, interessi e del capitale culturale che desiderano comunicare. In una società in cui l’immagine è fondamentale e la presenza online è costantemente sotto osservazione, possedere una borraccia o un peluche non significa solo cercare conforto, ma anche costruire e comunicare un’identità. La Gen Z sfrutta quindi questi oggetti per esprimere se stessa e trovare punti di connessione con persone affini, rivelando qualcosa di più profondo e intrinseco sul proprio senso di appartenenza e sicurezza.
Questo fenomeno riflette un cambiamento culturale: nella società iperconnessa e ipercompetitiva di oggi, gli oggetti di supporto emotivo si inseriscono come manifestazioni tangibili di valori che vanno oltre il possesso materiale, rivelando il bisogno di stabilità e autenticità in una generazione che vive costantemente sotto la pressione del cambiamento.
Il tema della solitudine
Cresciuti in un mondo prevalentemente digitale e con la progressiva scomparsa degli “spazi terzi” – ovvero i luoghi fisici al di fuori di casa e lavoro dove le persone si incontrano e creano legami sociali – i giovani d’oggi si trovano ad affrontare una realtà sociale in cui la solitudine e la mancanza di connessione autentica sono all’ordine del giorno. A complicare ulteriormente le cose, l’eccessivo affidamento sulle piattaforme online per la comunicazione e la costruzione di relazioni sta causando a molti Z una forma di “fatica tecnologica”. In questo contesto, gli oggetti con valenza emotiva stanno guadagnando popolarità come una risposta a questo isolamento crescente, diventando nuovi “compagni” che offrono conforto. Inoltre, con l’età accumuliamo oggetti che hanno significato per noi, simboli di momenti importanti o che ci collegano a persone care.
I peluche, simbolo di sicurezza e comfort per l’infanzia, sono tornati ad esempio a a essere compagni apprezzati dai giovani adulti. Nel 2023, ad esempio, il brand di peluche Squishmallow ha registrato un miliardo di dollari di vendite annuali per la società madre Jazwares, con il 65% degli acquirenti tra i 18 e i 24 anni. Allo stesso modo, altre pratiche stanno evidenziando il bisogno di costruire una relazione emotiva con oggetti fisici: dalle agende, riempite con biglietti di viaggio e scontrini, alla “Birkinizzazione” delle borse, con accessori, portachiavi e piccoli peluche attaccati ai manici.
L’affidabilità degli oggetti
A differenza delle relazioni tra esseri umani, gli oggetti sono prevedibili e costanti – qualità essenziali che trasmettono un senso di sicurezza e stabilità per molti giovani. Il fenomeno è alimentato anche da tendenze legate al benessere emotivo, come l’idea della cura del proprio bambino interiore. Concetto portato alla luce dallo psicologo Carl Jung: indipendentemente dall’età o dalle esperienze, ognuno di noi conserva un “bambino interiore” con pensieri ed emozioni rimaste dall’infanzia. In questo senso, coccolare un peluche o collezionare oggetti – dalle penne cancellabili di Legami alle sorpresine della Multino Bianco di una volta – risponde alla tendenza del kidulting, con il quale anche i giovani adulti riscoprono il bambino interiore e si riconnettono con il proprio passato.
Marchi come Funko, che vende statuine collezionabili per adulti appassionati di personaggi di fiction e icone dell’infanzia, e Hasbro, che ha lanciato action figure di alta qualità di Star Wars e Marvel per collezionisti, prosperano su questa nostalgia. Per molti giovani della Generazione Z, il possesso di questi oggetti risponde al desiderio di continuità emotiva.
Un antidoto alla precarietà
In un periodo in cui la stabilità finanziaria è sempre più precaria, invece di aspirare a grandi spese, i giovani preferiscono indulgere e affezionarsi a forme di micro-spesa. Un esempio di questo fenomeno sono le bamboline Sonny Angel, originariamente create nel 2004 per consolare le giovani lavoratrici giapponesi in un periodo di recessione e, durante l’attuale crisi del costo della vita, sono riemerse come status (emotional) symbol su TikTok.
La Gen Z spesso non si limita ad acquistare questi oggetti, ma costruiscono veri e propri mondi intorno a loro: danno nomi ai giocattoli o alle borracce, comprano loro “amici” e accessori, e alcuni documentano queste storie online. Un esempio? L’hashtag #TeddyBearTeaParty.
Un feticcio dell’identità
Come ha scritto il giornalista Steven Kurutz del New York Times, “l’adolescente medio è più sintonizzato con il capitale culturale di quanto lo fosse Pierre Bourdieu,” riferendosi alla tendenza di designare oggetti specifici come simboli di identità culturale.
Possedere una borraccia sempre a portata di mano non è solo un segnale di praticità, ma trasmette anche un’immagine: quella di una persona che si prende cura di sé, attenta all’ambiente e alla propria salute. Portare con sé un diario suggerisce una predisposizione alla creatività, alla riflessione interiore e al benessere mentale. Al contempo, collezionare una Sonny Angels o un peluche rimanda alla nostalgia per la moda Y2K e all’influenza della cultura digitale. Gli oggetti, dunque, si fanno portavoce di messaggi personali e culturali, aumentando il loro valore simbolico ed emotivo.