Negli ultimi anni, l’intelligenza artificiale ha iniziato a giocare un ruolo significativo nel mondo dell’arte, non solo come strumento creativo, ma anche come mezzo per preservare, analizzare e verificare opere d’arte. Questa combinatoria tra tecnologia e arte sta ridefinendo il nostro rapporto con il patrimonio artistico e la produzione culturale contemporanea. Anche il nostro Paese, custode di un patrimonio artistico tra i più ricchi al mondo, è oggi chiamata a confrontarsi con l’impatto di queste intelligenze, rispondendo a interrogativi su autenticità e tradizione.
Nel marzo scorso, la start-up Spawning AI ha rimosso 78 milioni di opere d’arte dai dataset utilizzati per l’addestramento di modelli generativi. L’azione ha permesso agli artisti di decidere se le proprie opere potessero essere incluse o meno nei sistemi di apprendimento automatico, segnando un importante passo avanti nella tutela della creatività umana. Questo evento riflette una crescente preoccupazione tra artisti e creativi: mentre l’AI offre nuove opportunità di espressione, può anche sfruttare materiali esistenti senza il consenso degli autori, mettendo a rischio la proprietà intellettuale e il valore delle opere originali.
Nonostante le polemiche, l’AI non è percepita esclusivamente come una minaccia. Un esempio emblematico di utilizzo positivo è stato condiviso dall’utente @soncharm sulla piattaforma X, che ha mostrato come l’AI possa essere impiegata per migliorare o reinterpretare opere classiche, come il celebre I nottambuli di Edward Hopper. Grazie alla tecnologia, dettagli aggiuntivi o modifiche stilistiche sono stati proposti per “ampliare” la visione originale dell’artista.
Qui tutto il caso ben raccontato. Questo tipo di intervento, benché controverso, ha dimostrato il potenziale dell’AI di ampliare il nostro rapporto con l’arte, spingendoci a osservare i capolavori da nuove prospettive. In alcuni casi, queste reinterpretazioni hanno persino ingannato critici d’arte esperti, dimostrando quanto siano avanzati gli algoritmi di generazione e come possano influenzare la percezione pubblica.
L’influenza dell’intelligenza artificiale non si limita a singoli esperimenti artistici, ma permea l’intero ecosistema dell’arte. Un esempio significativo riguarda il ruolo dei motori di ricerca: rapporti recenti indicano che Google posiziona spesso immagini generate da AI tra i primi risultati per ricerche di opere d’arte famose. Questo fenomeno, se da un lato democratizza l’accesso all’arte e alle sue reinterpretazioni, dall’altro alimenta confusione tra opere originali e riproduzioni artificiali, sollevando domande sull’autenticità e sull’integrità culturale.
Certo, un’analisi scrupolosa può rivelare dettagli che sfuggono agli algoritmi. La fisicità del tratto umano – la pressione della mano, la densità della pittura, la variazione involontaria dei gesti – è difficile da replicare completamente per l’AI. Tuttavia, con l’avanzamento delle tecnologie generative, questi segni distintivi potrebbero diventare sempre più sottili e complessi da individuare.
Il mercato dell’arte generativa sta crescendo a ritmi impressionanti. Secondo le previsioni, il valore di questo settore raggiungerà 5.840 milioni di dollari entro il 2032, partendo dai 212 milioni del 2022, con un tasso di crescita annuo del 40,5%. La crescita straordinaria è alimentata dalla capacità dell’AI di democratizzare l’accesso all’arte, offrendo strumenti per creare opere personalizzabili e altamente collaborative.
L’AI non si limita a rendere l’arte più accessibile: sta anche trasformando il modo in cui pensiamo alla creatività stessa. Gli strumenti generativi permettono a persone senza una formazione artistica tradizionale di creare immagini complesse e suggestive, ampliando il pubblico dei creatori e sfidando l’idea che l’arte debba essere il frutto esclusivo di un’esperienza o di una tecnica acquisita.
[fonte: Corriere]
Tradizionalmente, gli studiosi d’arte sono stati lenti nell’adottare l’analisi computazionale, spesso considerandola limitata e semplicistica. Tuttavia, i recenti progressi negli algoritmi stanno dimostrando che l’AI può essere uno strumento fondamentale per illuminare dipinti e disegni di grande valore. Attraverso l’analisi di tratti di pennello, colori e stili, gli strumenti guidati dall’AI stanno decodificando come gli artisti hanno rappresentato luce, prospettiva e persino significato nelle loro opere.
Inoltre, uno degli utilizzi più rivoluzionari dell’AI nell’arte riguarda il restauro di opere perdute o incomplete. La capacità dell’AI di ricostruire dettagli intricati, come tratti stilistici inconsapevoli o persino la “firma” unica di un artista, è senza precedenti. I metodi sono diventati più precisi e meno invasivi nel tempo, grazie a tecnologie come la scienza dei colloidi, la nanotecnologia e, oggi, l’intelligenza artificiale. L’AI aiuta le realtà di recupero artistico e le istituzioni in modo straordinario, facendo il lavoro con maggiore precisione e velocità rispetto a un essere umano.
[fonte: Nature]
Per approfondire, ecco un ottimo racconto.