Viviamo tempi in cui il futuro è diventato una creatura sfuggente. Non più una linea retta da seguire, ma un territorio incerto, frammentato, spesso inquietante. Eppure, c’è un luogo inaspettato dove i futuri continuano a vivere, a trasformarsi, a parlarci con la voce della meraviglia: i cartoni animati. In questo viaggio tra cinque film targati Disney Pixar proviamo a leggere il futuro non come predizione, ma come spazio di possibilità, come esercizio di immaginazione radicale. In fondo, non è proprio questo il cuore dei Futures Studies?
Inside Out 2 – Navigare l’ansia e l’incertezza e interiore
Nel sequel attesissimo di Inside Out, assistiamo all’arrivo di nuove emozioni: Ansia, Invidia, Imbarazzo, Noia (splendidamente rinominata Ennui, per dare quel tocco franco-esistenzialista che ci mancava). Riley entra nella preadolescenza, e la sua mente si fa più affollata, caotica, stratificata.
Questo film non racconta un “futuro” in senso classico, ma lo incarna nel modo più radicale con il personaggio di Ansia: esplora la transizione, l’instabilità, la perdita di controllo come parti necessarie del diventare. In termini di Futures Studies, potremmo dire che Inside Out 2 ci propone una “capacità anticipante” interna: il futuro come emozione vissuta in anticipo, come turbamento del presente che ci spinge a immaginare cosa potremmo diventare.
Nel caos emotivo, non c’è un “nemico da sconfiggere”, ma una nuova convivenza da costruire. È un futuro-emozione, non un futuro-evento. Ed è qui che sta la sua potenza trasformativa: la capacità di abitare l’incertezza non come minaccia, ma come apertura.
Encanto – Riscrivere il destino familiare
In Encanto, ogni membro della famiglia Madrigal riceve un dono magico. Tutti tranne Mirabel. Eppure sarà proprio lei, la “senza poteri”, a salvare la magia — decostruendola.
Il futuro, in Encanto, non è un progresso lineare né una visione brillante da rincorrere. È una frattura: la presa di coscienza che le narrazioni tramandate (familiari, culturali, collettive) possono anche imprigionare. I doni diventano fardelli, le aspettative si trasformano in ansia da prestazione.
Mirabel non inventa un nuovo futuro: lo libera. Attraverso l’ascolto, il conflitto, la vulnerabilità. In ottica foresight, questo film mostra come l’immaginazione del futuro sia spesso bloccata da ciò che ereditiamo, e quanto sia necessario un atto di “discontinuazione narrativa” per permettere nuove possibilità. Encanto ci ricorda che il futuro non si eredita, si crea — ma solo se si ha il coraggio di mettere in discussione ciò che si è sempre dato per scontato.
Wall-E – Il futuro post-consumista è piccolo e affettuoso
Wall-E è uno dei film Pixar più politici — anche se lo fa in silenzio, a suon di gesti minuscoli e occhi da robot. In un futuro devastato dall’eccesso, l’umanità ha abbandonato la Terra e vive in una crociera spaziale eterna, nutrita, intrattenuta, anestetizzata. L’unico essere che continua a “fare” qualcosa è un piccolo robot netturbino, che ogni giorno raccoglie rifiuti e cerca con nostalgia frammenti di bellezza.
Il film è una potente “critica anticipatoria” (per usare i termini della futurologia): una distopia costruita non per deprimerci, ma per farci riflettere sul presente. Ma Wall-E non è solo un monito ecologista. È anche una storia d’amore. E in questo sta la sua forza generativa: nel mezzo della desolazione, un futuro possibile si apre attraverso la cura, la memoria, il contatto.
Wall-E non ci offre una visione sistemica del cambiamento. Ci regala una micropolitica dell’affetto. E ci dice che, forse, il futuro si costruisce non con grandi piani, ma con piccole rivoluzioni quotidiane.
Coco – Il futuro è una questione di memoria
In Coco, il protagonista Miguel viaggia nel mondo dei morti per inseguire il suo sogno di diventare musicista. Ma il film, con tutta la sua estetica luminosa e il ritmo mariachi, non è solo una celebrazione della tradizione messicana. È una potente meditazione sul tempo.
Coco ci insegna che il futuro non è sempre davanti a noi: può anche stare dietro, nascosto nelle storie che ci hanno raccontato (o nascosto) sulla nostra famiglia. Nei Futures Studies, si parla spesso di “futuri passati” — futuri che erano possibili in passato, ma sono stati dimenticati o repressi. Il viaggio di Miguel è un recupero affettivo e identitario di questi futuri perduti.
E quando la bisnonna Coco canta finalmente la canzone che le era stata negata, si apre un’altra linea temporale. Una possibilità nuova. Perché sì, a volte per andare avanti dobbiamo ricordare. Ma non nel senso nostalgico: nel senso generativo. Il ricordo come seme del futuro.
Elemental – Incontrarsi dove non ci si aspetta
Elemental è un film uscito in sordina ma ricco di letture possibili. In una città abitata da creature fatte di fuoco, acqua, terra e aria, la giovane Ember (fuoco) si innamora di Wade (acqua). Un amore “impossibile”, eppure fertile.
Elemental parla della convivenza tra differenze, della paura dell’altro, ma anche della possibilità di co-creare spazi ibridi. È un inno al meticciato, al dialogo, alla trasformazione reciproca. E questo è esattamente ciò che ci chiedono i futuri: non di prevederli, ma di imparare a stare nelle zone di contatto.
Nel mondo di Elemental, gli elementi naturali sono anche metafore culturali, sociali, identitarie. Il film ci ricorda che il futuro sarà plurale o non sarà: dovremo imparare a mescolarci, a cambiare forma, a perdere qualcosa per guadagnare altro. È una forma di “futures literacy” tenera e potente: la capacità di convivere con l’imprevedibile, non per cancellare le differenze, ma per danzare con queste.