Un tema importante da esplorare
Dalle teorie su Taylor Swift usata come arma di distrazione di massa ai misteri sugli UFO nascosti nei bunker americani, le teorie del complotto prosperano in un’epoca in cui la fiducia nei media tradizionali è in caduta libera. Ma cosa alimenta questa sfiducia e perché così tante persone si rifugiano in narrazioni alternative, spesso al limite dell’assurdo?
Qui in Italia, non siamo certo immuni dal fenomeno. Anzi, negli ultimi anni le teorie cospirazioniste si sono moltiplicate, trovando terreno fertile sui social e nei gruppi social. Dall’ipotesi che il Papa sia già morto (parola di Fabrizio Corona, pare) al costante revival della leggenda del piano Kalergi, passando per le più recenti accuse di ‘psy-ops’ contro influencer e cantanti, il nostro panorama mediatico è ormai invaso da narrazioni che sfidano la realtà.
Perché le persone credono più a un post su Facebook che a un’inchiesta giornalistica seria e strutturata? Quale responsabilità hanno i media tradizionali in questa crisi di credibilità? E soprattutto, cosa possono fare per riconquistare la fiducia del pubblico? In un’epoca in cui il dubbio sistematico viene spesso scambiato per pensiero critico, esploriamo le radici di questa sfiducia e cerchiamo di capire se esiste ancora spazio per un’informazione che sia al tempo stesso credibile e coinvolgente.
Il ruolo dei media nel complottismo
L’informazione gioca un ruolo cruciale in questo processo. I media tradizionali sono stati per decenni un punto di riferimento per la formazione dell’opinione pubblica, fornendo strumenti per comprendere la politica e partecipare attivamente. Tuttavia, negli ultimi anni la diffusione di fake news e teorie del complotto, amplificate dai social, ha generato un effetto opposto: sfiducia nel sistema, estremismo politico e divisioni sempre più marcate.
Molti studi si sono concentrati sugli aspetti psicologici che portano le persone a credere nei complotti, ma meno attenzione è stata dedicata al ruolo dei media nel plasmare questa mentalità. I social media, in particolare, sono un caso interessante: chiunque può diffondere informazioni, rendendo difficile distinguere il vero dal falso. Il fenomeno dell’eco-chamber, in cui le persone vedono solo contenuti che confermano le loro convinzioni, contribuisce a rafforzare credenze preesistenti, senza mai metterle in discussione.
La televisione, invece, è un caso diverso. Un notiziario trasmesso su una rete nazionale viene visto da milioni di persone nello stesso formato, quindi l’impatto dell’informazione dipende più dalla percezione individuale che dal contenuto stesso. Questo significa che il problema non è solo “cosa” viene detto, ma “come” viene interpretato.
Dietro le quinte delle mentalità complottiste
Non solo: spesso la ricerca si concentra su singole teorie del complotto – chiedendo, ad esempio, se si crede che la Luna non sia mai stata raggiunta o che i potenti controllino segretamente il mondo. In realità, la mentalità complottista è qualcosa di più profondo: è la predisposizione generale a vedere cospirazioni ovunque, indipendentemente dai dettagli specifici. Anche nel quotidiano, al bar, alle poste, o in ufficio tra colleghi.
Questo aspetto è fondamentale perché molte ricerche tendono a evidenziare differenze lungo linee politiche, sostenendo che alcuni gruppi – ad esempio, negli Stati Uniti i Repubblicani o in Italia i Cinque Stelle – sarebbero più inclini a credere nei complotti. Ma questo approccio rischia di distorcere il fenomeno: le teorie complottiste spesso si adattano alle convinzioni politiche di chi le sostiene, ma il pensiero cospirazionista in sé è trasversale e si manifesta in ogni schieramento.

Un caso italiano recente
Facciamo un esempio concreto. Credere a Fabrizio Corona su una teoria come quella della morte segreta del Papa – che ci è tenuta nascosta dai massimi sistemi che ci prendono solo in giro, cit – è il risultato di un mix di fattori psicologici, sociali e mediatici che alimentano il fascino per il complottismo. Vediamoli insieme.
La fascinazione per il retroscena e lo “scoop proibito”
Corona si presenta come un insider, qualcuno che sa cose che gli altri non sanno o che i media ufficiali “non possono dire”. Questo tipo di narrazione è potente: rende il pubblico (anche quello pagante, che va a teatro ad ascoltarlo) parte di un club esclusivo di persone “sveglie” che vedono oltre la propaganda ufficiale. In un’epoca in cui la fiducia nei media tradizionali è in crisi, chiunque offra una versione alternativa della realtà trova terreno fertile.
L’anti-sistema e la sfiducia nei media
Negli ultimi anni, il discorso pubblico è sempre più dominato dalla sfiducia nelle istituzioni: politica, giornalismo, perfino la Chiesa. Molte persone percepiscono il mainstream come manipolatorio o incompleto. Corona, con il suo passato turbolento e il suo personaggio borderline, incarna l’anti-sistema: chi lo segue non lo fa necessariamente perché lo ritiene una fonte affidabile, ma perché rappresenta un’alternativa al racconto “ufficiale”.
L’effetto eco delle fake news sui social
Una teoria del complotto non vive solo grazie a chi la diffonde, ma soprattutto grazie a chi la condivide. Sui social, le bolle informative amplificano il fenomeno: chi crede già che la Chiesa sia un’istituzione corrotta, o che i media nascondano la verità, troverà in questa teoria un tassello che conferma la propria visione del mondo. Non importa quanto sia assurda: se viene ripetuta abbastanza volte, diventa verosimile.
Il desiderio di vedere oltre la narrazione ufficiale
Certe teorie sono affascinanti perché danno un senso di superiorità intellettuale: credere a una rivelazione scioccante come la morte segreta del Papa fa sentire le persone più consapevoli rispetto alla massa “ingannata” dai giornali. È una combinatoria di scetticismo e narcisismo epistemico: “io ho capito, gli altri dormono”. SVEGLIA!!!?!!
Corona come personaggio pop e storytelling emozionale
Corona non è solo un ex paparazzo, ma un fenomeno mediatico. Sa usare il linguaggio dell’intrattenimento, costruire tensione, creare hype attorno alle sue dichiarazioni. Una teoria complottista, raccontata con carisma e pathos, diventa molto più efficace di un articolo razionale e noioso che la smentisce.

Le altre teorie più diffuse in Italia (e in Europa)
Il COVID-19 è stato uno strumento di controllo
Storia vecchia, ma sempre attuale. Il virus SARS-CoV-2 sarebbe stato creato in laboratorio per instaurare un regime globale di controllo tramite lockdown, Green Pass e vaccinazioni forzate.
Il già citato piano Kalergi e la “sostituzione etnica”
Secondo questa teoria, le élite europee starebbero deliberatamente sostituendo la popolazione italiana ed europea con immigrati africani e mediorientali per distruggere le radici culturali occidentali.
Le scie chimiche
Gli aerei rilascerebbero sostanze chimiche per modificare il clima, controllare le menti o diffondere malattie.
Il grande reset economico
Secondo questa teoria, le élite mondiali (spesso collegate al World Economic Forum) starebbero pianificando un “Grande Reset” per abolire la proprietà privata e rendere le persone dipendenti dallo Stato.
La terra piatta
Non mancano certo i grandi classici. La Terra non sarebbe una sfera, ma un disco piatto, con il Polo Nord al centro e un muro di ghiaccio (l’Antartide) che impedisce di cadere nel vuoto. La NASA e tutti gli scienziati mentirebbero per mantenere il segreto.
Il MES come strumento per distruggere l’Italia
Il Meccanismo Europeo di Stabilità (MES) sarebbe un complotto delle banche per espropriare la sovranità economica dell’Italia, imponendo austerità e povertà alla popolazione.
Le élite pedofile e il caso QAnon in versione italiana
Esisterebbe una rete segreta di potenti (politici, attori, finanzieri) coinvolti in riti satanici e traffico di minori, ispirata alla teoria QAnon nata negli USA.
L’oro dell’Italia rubato dall’Europa
Secondo alcuni, l’Italia sarebbe stata costretta a cedere le sue riserve auree alla Banca Centrale Europea, rimanendo priva di un patrimonio che le avrebbe permesso di essere economicamente indipendente.
I terremoti artificiali causati dall’HAARP
Tema che torna in auge con le scosse italiane. Alcuni credono che il programma HAARP (un progetto scientifico americano per studiare la ionosfera) sia in realtà un’arma in grado di generare terremoti e disastri naturali a comando.