L’horror è uno dei generi più popolari su Internet, e la vastità della rete ha permesso la nascita di community su tutte le piattaforme social: dai canali YouTube che analizzano film e altri media horror ai gruppi dedicati alla condivisione di storie dell’orrore, fino ad arrivare a piattaforme di streaming interamente dedicate a questo genere. Prima dell’avvento dei social, però, i forum sono stati il luogo di nascita e diffusione di racconti che hanno cambiato il modo di fare storytelling sul web: i creepypasta.
Il termine creepypasta nasce dalla fusione di creepy (inquietante) e copypasta, parola che indica testi destinati a essere copiati e incollati. I creepypasta sono racconti dell’orrore basati su esperienze “vissute” dai loro creatori e possono trattare una vasta gamma di temi: dalle leggende urbane ai fantasmi nascosti nel codice di un videogioco. Spesso, queste storie sono accompagnate da immagini o altri contenuti multimediali che ne amplificano l’effetto suggestivo.
Come accennato, le community dedicate al mondo dell’horror non si limitano ai creepypasta. Una delle più attive e famose è SCP Foundation, una piattaforma che raccoglie decine di migliaia di “rapporti” su fenomeni che infrangono le leggi della fisica o creature ultraterrene studiate e contenute dalla fondazione stessa. Il motto del progetto, infatti, è Secure, Contain, Protect (Mettere in sicurezza, contenere, proteggere). Queste storie sono scritte all’interno di un unico universo narrativo condiviso. Tuttavia, non tutte le narrazioni horror sul web hanno bisogno di essere lunghe: il subreddit r/2SentenceHorror, ad esempio, è interamente dedicato alla condivisione di micro-racconti composti da sole due frasi.
Tornando ai creepypasta, una delle storie più celebri e inquietanti è la leggenda di Slenderman. Il suo nome, che significa “l’uomo magro”, descrive perfettamente il suo aspetto: un essere alto, sottile e grigiastro, con lunghi tentacoli sulla schiena e un volto privo di connotati. Secondo la leggenda, Slenderman sarebbe responsabile di misteriose sparizioni di bambini e avrebbe il potere di far impazzire chiunque lo osservi troppo a lungo. Questo personaggio è diventato un’icona del web, nato dalla serie Marble Hornets, caricata su YouTube, e reso celebre grazie ai videogiochi ispirati alla sua leggenda. Il più noto è Slender: The Eight Pages, un titolo che ha contribuito a lanciare le carriere di influencer come PewDiePie a livello internazionale e Favij in Italia, portando il fenomeno Slenderman a una notorietà ancora più ampia.
L’interazione degli utenti attraverso fanart, fotomontaggi e fangames ha consolidato ulteriormente il personaggio nella cultura pop. Slenderman ha avuto diverse apparizioni anche al di fuori del web, fino a diventare il protagonista di un lungometraggio.

Slenderman nella serie animata Inside Job
Tuttavia, la sua influenza non si è limitata alla finzione: il 30 maggio 2014, a Waukesha, in Wisconsin, due ragazze di dodici anni, Anissa Weier e Morgan Geyser, accoltellarono una loro compagna di classe, Payton Leutner, infliggendole 19 coltellate. Fortunatamente, la vittima sopravvisse e riuscì a testimoniare contro le assalitrici. Una volta interrogate, le due ragazze dichiararono di aver agito per compiacere Slenderman. Morgan Geyser è stata rilasciata a gennaio di quest’anno.
Cosa vi fa provare l’immagine sottostante?

L’immagine qui sopra è stata postata nel 2019 sul forum 4chan, ma ciò che l’ha resa virale è stata la reazione degli utenti. Chiunque l’abbia vista ha immediatamente provato la sensazione di essere già stato in quel luogo, un misto di disagio e familiarità. Questo sentimento ha dato origine a un intero universo narrativo: Le Backrooms.
La fotografia appartiene alla categoria degli Spazi Liminali, immagini che evocano nello spettatore un senso di inquietudine o nostalgia. Questi scatti si caratterizzano per ampi spazi vuoti, ambienti anonimi in cui il tempo sembra essersi fermato. Il fenomeno è stato oggetto di diversi studi ed è diventato virale grazie a TikTok.
Le Backrooms rientrano nel sottogenere dell’Analog Horror, una branca del found footage che si ispira ai formati analogici degli anni ’80 e primi 2000, come VHS e pellicole. Oltre alle Backrooms, il podcast Archive 81 ha contribuito a popolarizzare questo genere. Tuttavia, il fenomeno ha trovato il suo principale terreno di diffusione su YouTube, tanto che il termine Analog Horror nasce proprio dal canale LOCAL58, attraverso la frase “ANALOG HORROR AT 476 MHz”. Altri esempi celebri includono Monument Mythos, The Mandela Catalogue, ed il sopracitato Local58TV.
Questi universi narrativi sono estremamente trasversali: le storie vengono adattate in vari formati, dai brevi video su TikTok fino ai giochi ARG (Alternate Reality Games), in cui il nostro mondo viene invaso da misteri che trascendono la realtà. La community dell’Analog Horror ha dato vita a numerose produzioni multimediali, dimostrando che il genere non si limita solo a YouTube.
Un esempio eclatante è proprio il creatore delle Backrooms, un ragazzo che, all’epoca della pubblicazione del primo video, aveva solo 17 anni. Oggi sta collaborando con la casa di produzione A24 (nota per Everything Everywhere All At Once, The Brutalist e Hereditary) per realizzare un lungometraggio ispirato alla sua serie.
Tra gli altri adattamenti degni di nota, troviamo la serie antologica Channel Zero, in cui ogni stagione è basata su un creepypasta diverso. La prima stagione adatta Candle Cove, una storia che ruota attorno a una serie di sparizioni legate a un misterioso programma televisivo per bambini, la cui stessa esistenza è incerta.
Spostandoci dal web al cinema, troviamo Skinamarink, un film che incarna perfettamente l’essenza dell’Analog Horror.
La pellicola è composta esclusivamente da riprese di corridoi bui, illuminati solo da torce o dalla luce tremolante di una televisione accesa. Gli unici suoni sono voci fuori campo di origine sconosciuta. Guardando questo film, si torna bambini, risvegliando quel terrore primordiale di essere catturati dai mostri nascosti nel buio, pronti a punirci per essere rimasti svegli troppo a lungo. È un terrore nostalgico che si insinua sottopelle. Nonostante la sua durata relativamente breve (100 minuti), il film è volutamente lento, con un finale esplosivo.
Skinamarink è stato ampiamente analizzato e reso virale dagli utenti di TikTok, suscitando opinioni contrastanti: c’è chi lo ha aspramente criticato e chi, invece, lo ha lodato per la sua atmosfera criptica e inquietante. Questo film potrebbe segnare una nuova rinascita del found footage, un genere che ha dominato i primi anni Duemila con titoli come Paranormal Activity e V/H/S.

Poster del film Skinamarink