Il 2024, tra le altre cose, è stato l’anno delle tradwife.
La nascita di questo trend è da ricercarsi negli Stati Uniti, dove l’hashtag #tradwife ha spopolato sui social – in particolare Instagram e TikTok – promuovendo in buona sostanza il modello della moglie casalinga, che non lavora per prendersi cura della casa, dei figli e del marito. Il fenomeno e le sue radici, insieme alle conseguenze e alla discussione che da questo si è accesa, sono molto interessanti – motivo per cui vi invitiamo ad approfondire la questione con questo articolo.
Non si tratta di un interesse per “addetti ai mestieri”, come ad esempio chi lavora sui social o nel variegato universo online. L’influenza dei creatori di contenuti digitali dovrebbe ormai essere evidente e tenuta in considerazione da tutti. L’analisi di un trend ci può fornire spiegazioni sulla cultura, sulla società e sulle dinamiche che pongono in essere determinate tendenze. Una simile affermazione del modello della tradwife deve spingerci a interrogarci su quali possano essere le ragioni, le spinte e i bisogni a cui questo stereotipo dà forma.
Una volta compreso con cosa si ha a che fare, un bell’esercizio di previsione del futuro può essere provare a capire cosa potrebbe nascere, a che tipo di narrazione potremmo assistere in risposta a questa tendenza. Per farlo abbiamo deciso di rimanere immersi nel contesto dei social, esplorando l’hashtag #tradwife alla ricerca di un messaggio opposto, contrario, o magari anche solo alternativo.
Ebbene, in mezzo al vasto oceano di reel e post che millantano i benefici di questa vita anni Cinquanta, tra donne alle prese con frullatori, bucato e pulizie di casa, ogni tanto, come isolotti sperduti emergono anche voci di dissenso. Si tratta perlopiù di video caricaturali, di coppie dove i ruoli si invertono e appare la figura dell’uomo di casa. Ma c’è anche dell’altro, segnali deboli di quello che potrebbe essere un nuovo trend.
Può una donna lesbica essere anche una tradwife?
La domanda è ovviamente retorica, dal momento che la comunità arcobaleno muove le proprie rivendicazioni a partire da una base ideologica che si oppone a ruoli di genere tradizionalisti. Tuttavia è interessante chiedersi anche: potrebbe una donna lesbica voler essere una tradwife? E, se sì, perché?
L’apparente contraddizione di un caso simile può stupire, ma fino a un certo punto. Sappiamo che i contenuti delle principali influencer tradwife puntano molto sull’estetica, sulla restituzione di un immaginario vintage, sulla cura formale dei colori, degli arredi e dei vestiti. Il punto cruciale è che a questo viene collegata anche la prospettiva di una vita di coppia felice, vissuta in un clima di complicità e serenità.
Su vari canali reddit frequentati soprattutto da membri della comunità LGBTQ – come ad esempio r/LesbianActually, r/AskYourGayBros o r/gaybrosgonemild – traspare spesso la volontà di provare una simile esperienza, suggerendoci che questa combinazione tra estetica e felicità (autentica o apparente che sia) raggiunge non solo un pubblico di donne etero bianche, ma anche di persone omosessuali o non binarie. Il senso di bisogno di una vita relazionale stabile e duratura si avverte in diversi commenti e interazioni, lasciando presagire che questa mancanza possa essere percepita anche come conseguenza della propria sessualità.
Come risolvere allora questo nodo gordiano?
Non possiamo saperlo. Ma, alla luce di quanto appena considerato, il video sopracitato sembra arricchirsi in sfumature e significati. Questo perché, per quanto in questo caso la partner che decide di passare alla “modalità tradwife” lo faccia evidentemente senza rinunciare alle proprie mansioni lavorative, per solamente poche ore e in risposta a un momento di malessere della compagna, si assiste a un leggero slittamento di significato. Dall’accezione propria, con la quale è nato e si è affermato, a un’altra più personale, circoscritta a una precisa situazione.
Il fatto che il termine – e con questo le implicazioni che il termine porta con sé – venga utilizzato in altri modi, apre alla possibilità che si crei un nuovo trend. Il trend della untradwife – neologismo pressoché inedito, che potremmo tradurre come “moglie non tradizionale” – risponderebbe essenzialmente a due scopi. Da una parte quello di contrapporsi alla narrazione, che credevamo ormai superata, della donna disoccupata e a casa, alle prese con la cura dell’ambiente domestico. Fornire insomma un modello alternativo a quest’ultimo. Dall’altra invece l’obiettivo sarebbe quello di trasmettere l’ideale di un amore coniugale forte, stabile e duraturo in coppie omosessuali che lo percepiscono come in qualche modo necessario per una autentica inclusione nella società.
La figura della untradwife non è ancora riconosciuta né riconoscibile. Come si è detto in precedenza, si tratta di un segnale debole, che potrebbe trovare diffusione come no. A determinare il successo di questo neologismo saranno l’intensità e la capillarità dei sentimenti comuni che questo esprime – senza ovviamente escludere la possibilità che tali sentimenti trovino spazio in un’altra declinazione. Tutto ciò che troviamo online non è altro che un prodotto dell’essere umano, dei suoi bisogni e delle sue idee. Capire quali saranno le prossime creazioni di questo ammasso magmatico chiamato “web” è stimolante per questo: le direzioni possibili sono infinite.