Scuro Chiaro

Il fenomeno delle “tradwives” – contrazione dall’inglese “traditional wives”, che possiamo tradurre in italiano mogli tradizionali – è molto popolare sui social media, dove parecchie influencer documentano e celebrano ruoli domestici tradizionali. Una di queste è Hannah Neeleman, Ballerina Farm, ad esempio, che condivide contenuti che idealizzano la vita domestica di una volta, con mansioni come crescere i figli, cucinare e pulire. Vestite in abiti ispirati alle casalinghe anni Cinquanta, tra abiti floreali e vestaglie di seta, queste donne trasformano le fatiche quotidiane in scene di serenità glamour e vintage.

Il trend è evidente: su TikTok, l’hashtag #tradwife ha superato i 560 milioni di visualizzazioni globali solo nella prima settimana di aprile 2024, mentre su Instagram esistono comunità come il The Tradwives Club che promuovono uno stile di vita per “casalinghe moderne tradizionaliste”. Tale estetica romantica della vita domestica, che evoca un passato più semplice e, secondo alcuni, idealizzato, è controversa. Se per alcuni rappresenta un ritorno a valori di semplicità e intimità familiare, per altri è vista come un’involuzione, un attacco ai diritti conquistati dalle donne.

Secondo Google Trends, l’interesse verso le tradwives è in costante aumento dal 2020, con un picco proprio nel 2024. Questo successo ha portato a numerose critiche che sottolineano la sottile spinta verso valori tradizionalisti, talvolta con connotazioni religiose e accenti su una visione dei ruoli di genere ben definita, che si riallaccia ai valori familiari proprio degli anni Cinquanta. Alcuni netnografi vedono in questo fenomeno un messaggio velato di superiorità razziale e una riscoperta dei ruoli di sottomissione femminile, che risuona in un clima di crescente conservatorismo tra i giovani, specie tra i maschi.

Inoltre, il ruolo della “moglie tradizionale” implica spesso un notevole privilegio economico: Hannah e le altre influencer di successo che promuovono questo stile di vita sono benestanti e i loro contenuti riflettono un certo agio finanziario, visibile nelle case curate e nello stile di vita che documentano.

Il fenomeno delle “tradwives” è al suo interno anche molto diversificto. Alcune creatrici, come Lydia Millen, integrano ad esempio l’estetica tradizionale con il lusso, postando contenuti che fondono “la moglie vintage” con lo stile glamour della campagna inglese.

Queste comunità si sono diffuse anche su Reddit con spazi come r/Tradwives dove si discute di tutto, dalle ricette tradizionali alla sottomissione coniugale e la vicinanza a Dio. Pur non esplicitamente religiose, molte tradwife fanno riferimento a valori evangelici o mormoni, che rispecchiano l’importanza della famiglia e la divisione di genere radicata nella Bibbia. Come osservato dalla giornalista Kat Rosenfield in questo articolo, per alcune l’adesione a questa filosofia è profondamente religiosa, mentre altre si limitano a giocare con un’estetica nostalgica: vivere come una regina domestica, con vestiti ispirati a decenni fa o abiti da prateria.

[fonte: Instagram]

Interessante è il ruolo lavorativo di queste giovani donne, che non rifiutano del tutto il mondo del lavoro, ma lo reinterpretano nell’ambito della creazione di contenuti. Le loro attività quotidiane – dalla ripresa alla promozione – riflettono competenze di marketing e creatività paragonabili a quelle di altre content creator. In fondo, vendono il loro stile di vita, trasformando la loro estetica in un’opportunità di guadagno. Tuttavia, uno studio ha osservato che interagendo esclusivamente con contenuti di tradwife, gli utenti finiscono per visualizzare anche post di teorie complottiste, alimentando dibattiti sui rischi di questa sottocultura.

In sostanza, le tradwife incarnano una reinterpretazione contemporanea della figura tradizionale della moglie e madre, tra glamour, idealizzazione del passato e complessità sociali che sollevano domande su diritti, lavoro domestico e libertà.

Secondo la tradewife Estee Williams, l’essenza di essere moglie e madre risiede nella cura amorevole della famiglia, dalla preparazione di pasti fatti in casa alla creazione di un ambiente accogliente e caloroso. Molte donne si sono stancate del “doppio carico”, ovvero la combinazione tra lavoro fuori casa e compiti domestici, situazione che ha portato alcune a vedere questo stile di vita tradizionale come un’alternativa più autentica e soddisfacente.

Questo ritorno alla domesticità trova eco anche nei trend dei social media, come il #cleantok, dove spopolano consigli sulla pulizia della casa, e nella “restock culture”, dove gli influencer mostrano scorte ben organizzate di beni essenziali. Anche l’interesse per il design d’interni e le cucine in stile cottage contribuisce al fascino del mondo tradwife, che ha trovato rappresentazioni iconiche nella cultura pop, dai look vintage e campestri sui social alla rappresentazione della “moglie ideale” in film e serie tv.

La subcultura, con un’estetica femminile e nostalgica, è stata talvolta associata a ideologie conservatrici, come il nazionalismo bianco, che usano questi ideali per mascherare posizioni rigide.

Secondo alcuni studiosi, molti spettatori trovano nelle tradwife un simbolo di opposizione a una visione moderna del femminismo e all’evoluzione dell’identità di genere. Per altri, il fascino nasce dalla crescente pressione verso le donne e la percezione, condivisa da molte delle giovani generazioni, che l’uguaglianza possa penalizzare l’identità maschile. Infine,Jamie Cohen, esperto di studi mediatici, ha rivelato come gli algoritmi dei social abbiano contribuito a normalizzare questi contenuti, offrendoli come modelli alternativi e apparentemente innocui per una comunità sempre più polarizzata sul piano politico e culturale.

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