Negli ultimi anni, i social media hanno rappresentato un potente strumento di cambiamento nella narrazione della disabilità, offrendo a molte persone uno spazio dove condividere la propria esperienza, educare il pubblico e sfidare gli stereotipi. Lontani dalla rappresentazione spesso limitata e stereotipata offerta dai media tradizionali, i social consentono a molti creatori di contenuti di raccontare in prima persona cosa significa vivere con una disabilità, creando una narrativa più autentica e inclusiva.
Un esempio significativo di questo cambiamento è Giulia Lamarca, una giovane donna italiana e psicologa che, a seguito di un incidente che l’ha costretta sulla sedia a rotelle, ha deciso di trasformare la sua esperienza in un messaggio di forza e positività. Attraverso i suoi canali social, Giulia non solo condivide le sue sfide quotidiane, ma racconta anche le sue passioni, come il viaggio e la maternità (quasi doppia, tra poco!), dimostrando che la disabilità non è un limite, ma una caratteristica che può convivere con una vita piena e avventurosa. La sua narrazione aiuta a ridurre la distanza tra persone con e senza disabilità, mostrando che dietro ogni storia ci sono sogni, obiettivi e desideri comuni a tutti.
Un altro esempio di spicco a livello internazionale è Molly Burke, una disability rights advocate e speaker canadese, che utilizza la piattaforma di YouTube per sensibilizzare sul tema della cecità. Molly, che ha perso la vista da giovane, si impegna quotidianamente per abbattere i pregiudizi e raccontare la sua vita in modo onesto e accessibile. Nei suoi video, Molly descrive le sue routine, risponde alle domande della sua community e affronta temi spesso ignorati dai media tradizionali, come la difficoltà di accesso alle risorse e le sfide sociali affrontate dalle persone cieche. La sua voce ha un impatto positivo sul pubblico, specialmente sui giovani, offrendo una rappresentazione che rompe gli schemi e normalizza la disabilità come una parte della diversità umana.
Disability-positive
Personaggi come Giulia Lamarca e Molly Burke rappresentano casi virtuosi di un cambiamento necessario: raccontare la disabilità senza pietismi, né eroismi forzati, ma con una narrazione autentica e inclusiva. Grazie a loro e a molti altri creatori di contenuti, oggi i social media offrono uno spazio dove le persone con disabilità possono raccontarsi senza filtri, sensibilizzare il pubblico, e fare luce su tematiche ancora poco esplorate.
La scarsa rappresentazione delle persone con disabilità nei media tende a rendere invisibili le sfide che queste affrontano, riducendo le loro vite a una narrativa uniforme e stereotipata. Quando la disabilità è rappresentata in modo unidimensionale, le esperienze variegate di ogni persona vengono appiattite, contribuendo a diffondere stereotipi che limitano la comprensione collettiva.
Su piattaforme come TikTok e Instagram, content creator come Scarlet May e Catarina Rivera stanno aprendo nuovi spazi dedicati all’inclusione, utilizzando un linguaggio inclusivo e mettendo in luce tecnologie adattive e soluzioni pensate specificamente per le persone con disabilità. Questa nicchia di contenuti non è solo un modo per educare, ma anche per garantire che chi cerca informazioni online trovi contenuti “disability-positive” che promuovono una visione autentica e propositiva della disabilità.
E i brand, in tutto questo?
Per evitare passi falsi e costruire campagne che rispettino autenticamente le esperienze delle persone con disabilità, è essenziale che i brand collaborino con le comunità e le organizzazioni disabili, impegnate a migliorare la rappresentazione mediatica. Organizzazioni estere come RespectAbility e ReelAbilities offrono partnership preziose che aiutano i marchi a comprendere i bisogni delle persone disabili e a evitare rappresentazioni distorte o marginalizzanti. Si tratta di collaborazioni cruciali per promuovere una narrazione accurata e inclusiva. Un esempio di errore evitabile è stato quello di Nike, che ha ricevuto critiche per aver escluso persone con disabilità dalla campagna di promozione delle scarpe FlyEase, nonostante il design fosse pensato per un pubblico con esigenze di accessibilità.
Un esempio virtuoso, ad esempio, è Degree, una marca di deodoranti, che ha deciso di ridisegnare il proprio packaging per renderlo più accessibile, basandosi sul feedback delle persone con disabilità motorie. Insomma, l’approccio “nulla su di noi, senza di noi” è un passo concreto verso una progettazione più inclusiva, rispecchiando la volontà di ascoltare direttamente le comunità con disabilità.
La mano della tecnologia
La tecnologia inclusiva e futuristica sta gradualmente guadagnando visibilità nella società, dando vita a una nuova ondata di libertà e empowerment all’interno della comunità delle persone con disabilità. Questi progressi non solo ampliano le opportunità per le persone disabili, ma ridefiniscono anche i confini dell’innovazione tecnologica in chiave inclusiva.
Un segnale importante del crescente rilievo della tecnologia inclusiva è emerso nel 2023 al Festival Internazionale della Creatività di Cannes Lions, dove sono stati presentati numerosi progetti di tecnologia innovativa incentrati sulle esigenze delle persone con disabilità. Tra questi spicca MouthPad, la prima interfaccia al mondo attivata tramite movimenti della lingua, che sfrutta l’apprendimento automatico per tradurre i movimenti della lingua sul palato in comandi per dispositivi connessi via Bluetooth. Creato dalla startup hardware Augmental, il MouthPad assomiglia a un paradenti ed è completamente invisibile per chi guarda, offrendo un’interfaccia discreta ma potente per chi lo utilizza. Con il supporto del brand Wunderman Thompson Lima per la campagna e l’esperienza sul marchio, MouthPad si è aggiudicato il prestigioso Innovation Grand Prix.
Il MouthPad rappresenta solo l’inizio di un movimento che punta a rendere la tecnologia più sensibile e adattiva alle diverse capacità umane. I dispositivi vanno oltre l’idea di “protesi” per la disabilità, diventando strumenti di espressione, connessione e autonomia, utilizzabili da chiunque desideri un modo nuovo e intuitivo di interagire con la tecnologia. Progetti come questi non solo espandono le possibilità per la comunità disabile, ma influenzano anche la concezione generale dell’innovazione, portando la società verso un futuro in cui la tecnologia è veramente accessibile a tutti, indipendentemente dalle capacità o limitazioni fisiche.