Il gaming è molto più di un semplice passatempo: è una cultura globale che sta ridefinendo l’intrattenimento e il marketing. Con oltre 2,4 miliardi di giocatori in tutto il mondo, il settore ha superato i confini dell’industria musicale e cinematografica, diventando un motore culturale ed economico di portata mondiale.
I brand non possono più considerare il gaming come un’opzione accessoria. È giunto il momento di abbracciare pienamente il suo potenziale, creando esperienze coinvolgenti e autentiche. Brent Koning, EVP Global Gaming Lead di dentsu, sottolinea come i brand debbano “sfruttare il potere delle community gaming con approcci culturalmente rilevanti, integrati in strategie di marketing più ampie.”
Per rispondere a questa evoluzione, dentsu ha rafforzato la sua divisione Dentsu Gaming in Italia. Simone Gambardella, esperto nel settore dell’entertainment, è entrato come Senior Business Development Manager per guidare nuove partnership e opportunità di business. La visione è chiara, l’obiettivo è “rendere i brand rilevanti per la GenZ attraverso soluzioni creative, misurabili e memorabili.”
Con questa mentalità, dentsu ha lanciato “Gamestorm Stage” alla Milan Games Week & Cartoomics 2024, in collaborazione con PG Esports. Questo progetto vuole ridefinire il modo in cui il gaming live viene vissuto, trasformandosi in uno spazio di connessione tra brand, talenti e community. Emanuela Chiappa, Head of Gaming & Esports, ha dichiarato di voler “abbattere lo stereotipo del palco hardcore gaming con un format inclusivo che mescoli intrattenimento pop e momenti competitivi.”
La seconda edizione di State of Gaming, report realizzato da dentsu in collaborazione con l’istituto di ricerca GWI – Global Web Index, svela parecchie cose interessanti intanto. Eccone di seguito un nostro piccolo riassunto.
Da Omnichannel Creativity a Omnipresent Creativity
Nel panorama di oggi, la creatività non può più essere confinata a specifici canali di comunicazione. Si evolve in un concetto più ampio: la creatività onnipresente. Ogni interazione, sia fisica che digitale, diventa un’opportunità per raccontare la storia del brand. Secondo il rapporto, il 75% dei marketer ritiene che ogni punto di contatto debba comunicare l’identità del marchio. Questo implica che le esperienze siano progettate per essere memorabili e coerenti ovunque il brand interagisca con i suoi consumatori.
Da Share of Voice a Share of Culture
Nel contesto attuale, conquistare una quota di cultura è più rilevante che ottenere una semplice quota di voce nel mercato. L’88% dei CMO concorda sull’importanza di essere parte integrante della cultura. I marchi investono sempre più in contenuti di intrattenimento, collaborazioni con influencer e progetti culturali che creano legami emotivi duraturi. Non si tratta solo di pubblicità, ma di partecipare attivamente alla narrazione culturale globale.
Da controllo a direzione
Il marketing tradizionale, basato sul controllo unidirezionale, lascia spazio a un modello di “direzione” collaborativa. Il 77% dei CMO riconosce che il futuro del marketing risiede nella partnership tra marchi, creatori e piattaforme. I brand devono essere direttori orchestrali, guidando talenti e risorse per costruire narrazioni autentiche e significative.
Da insight a foresight
Nel mondo dei dati, come sappiamo anche qui a BUNS, passare dall’analisi retrospettiva alla previsione proattiva è cruciale. Il 79% dei CMO sente la pressione di usare i dati non solo per comprendere il presente, ma anche per prevedere il futuro. Tecnologie come l’intelligenza artificiale e il machine learning stanno rivoluzionando il modo di individuare tendenze e anticipare bisogni emergenti.