Se non sapete cosa portarvi in vacanza, qui abbiamo qualche consiglio per voi!
#Addicted: Viaggio dentro le manipolazioni della tecnologia
Gea Scancarello, Hoepli
Sulla relazione patologica che abbiamo con i nostri dispositivi e rovescia la prospettiva comune, denunciando la responsabilità dell’industria più potente e meno trasparente al mondo, quella della Silicon Valley. Un libro per chi pensa al futuro e alle trasformazioni in corso, per chi si pone domande di tipo pratico, ma anche etico sul perché a un certo punto ci siamo ritrovati tutti addicted ai nostri dispositivi.
Fake people. Storie di social bot e bugiardi digitali
Viola Bachini e Maurizio Tesconi, Codice Edizioni
Su di uno dei fenomeni più controversi dei social media. Oltre a individui che non dichiarano la propria identità, si possono incontrare i social bot, programmi automatizzati dietro i quali si nascondono algoritmi così so sticati da essere indistinguibili dalle persone in carne e ossa. Ma i social bot, utilizzati per gli scopi più disparati, non sono tutti uguali: ci sono quelli “buoni”, che per esempio inviano in automatico un tweet in caso di terremoto, ma ci sono anche quelli meno virtuosi. Qui si va dal bot razzista di Microsoft ai troll della campagna elettorale statunitense fino ai finti seguaci dei politici nostrani, passando per la truffa dell’algoritmo che fece schizzare alle stelle le azioni di un’azienda fantasma.
#Homodigitalis
Verso un nuovo paradigma umano nell’era digitale
Martina Vazzoler, Hoepli
Sulla rivoluzione digitale e sui cosiddetti “migranti digitali” – coloro che più degli altri soffrono la complessità del nostro tempo e la spinta di rinnovamento che arriva dalle generazioni più giovani. Una buona parte del mondo degli adulti non fa che confondere la disintermediazione con l’irriverenza, incolpando le tecnologie e la Rete di aver innescato questa disobbedienza. Ma è davvero così?
#Humanless. L’algoritmo egoista
Massimo Chiriatti, Hoepli
Un’ultima chicca della collana Tracce, sul mondo algoritmico, umanesimo e intelligenza artificiale. Ogni volta che dobbiamo fare qualcosa, l’abbiamo vista prima attraverso un software. A cosa stiamo dando origine? A una scatola nera piena di algoritmi che hanno memorizzato tutto il nostro passato. Non è possibile immaginare impatti più importanti sull’umanità di quello dell’intelligenza artificiale, ben superiore a quello dell’elettricità.
Il dilemma dello sconosciuto.
Perché è così difficile capire chi non conosciamo
Malcolm Gladwell, UTET
Non incentrato sul digitale, ma ci aiuta a capire le nostre reazioni davanti a ciò che non conosciamo. Già prima della pandemia, la nostra vita in mezzo a una folla di estranei non era sempre facile. Anche se parliamo la stessa lingua, capirsi tra persone può essere complicato, se dell’altro non conosciamo la storia, la cultura, il senso dell’umorismo. E fidarsi, poi: come si fa a decidere se dice la verità, è affidabile, condivide i nostri sentimenti? Sul confine tra il bisogno di empatizzare e quello di difenderci, tra la voglia di uscire finalmente di casa e la sicurezza di stare nelle nostre quattro mura, tutti ci barcameniamo in una missione forse impossibile ma necessaria: vivere nella società, collaborare con gli altri, spesso sconosciuti. E quando, inevitabilmente, qualcosa va storto? Poco male, ci spiega Gladwell. Quando tutte le armi a nostra disposizione si rivelano inadeguate, finiamo per usarne un’ultima, tanto umana quanto meschina: piuttosto che ammettere di non saper giudicare, preferiamo abbassare la soglia del sospetto e aumentare la distanza dagli altri, rovesciando tutta la colpa sullo sconosciuto.
Insieme ma soli.
Perché ci aspettiamo sempre più dalla tecnologia e sempre meno dagli altri
Sherry Turkle, Einaudi
Sulla tecnologia e le relazioni, per comprendere in tutta la sua complessità l’impatto psicologico, percettivo e sociale del mondo digitale sulle nostre vite. Navigando sui social, ci illudiamo di far parte di un gruppo di amici, che troviamo a centinaia su Twitter e Facebook, confondendo le miriadi di messaggi con la comunicazione autentica. Ma questa continua connessione produce solo una nuova solitudine. Turkle descrive le recenti, preoccupanti trasformazioni dei rapporti con amici, persone amate, genitori e bambini, e tutta la precarietà delle nostre certezze relative a privacy e comunità, intimità e isolamento.
Instagram al tramonto
Paolo Landi, La Nave di Teseo
Sul nostro modo di consultare Instagram in modo talmente compulsivo ormai da trascurare di interrogarci sul perché lo facciamo. Paolo Landi crede di aver compreso come mai postiamo le foto del cane, di un tramonto e di una pizza. E, con puntigliosità pedagogica, condivide queste scoperte: avrebbe voluto farlo in modo ironico e leggero, poi l’enormità dell’ipermercato sempre aperto che si nasconde dietro Instagram lo ha impressionato e il resoconto ha preso un tono qua e là apocalittico. Ma si è divertito a scriverlo, rivelando prima di tutto a sé stesso le molte facce di questo social, che seduce e coinvolge, portandoci a condividere pezzi della nostra vita, senza mai farci sospettare che le merci in vendita sui suoi scaffali planetari siamo noi.
La fine dell’amore
Sociologia delle relazioni negative
Eva Illouz, Codice Edizioni
Sul magico e misterioso momento in cui sboccia l’amore e capiamo che una persona è destinata a noi sono stati versati fiumi di inchiostro e consumati chilometri di pellicola. Eva Illouz racconta come sia urgente indagare le condizioni culturali e sociali che spiegano quella che sembra essere la caratteristica tipica delle relazioni affettive e sentimentali ai giorni nostri: la loro precarietà e il loro abbandono. Tema che definisce «disamore», profondamente legato alla tentacolare macchina capitalistica, alla tecnologia e all’aumento delle reti sociali e virtuali, oltre che a una ricchissima industria che da decenni lucra sui nostri sentimenti.
Pensare l’infosfera. La filosofia come design concettuale
Luciano Floridi, Cortina Raffaello Editore
Dalla sua introduzione: “Quando utilizziamo un computer, le sue prestazioni sembrano peggiorare progressivamente. Non si tratta soltanto di un’impressione. Una vecchia versione di Firefox, un web browser, era tristemente nota per le sue “perdite di memoria”: consumava quantità sempre più elevate di memoria a discapito di altri programmi. I bachi nel software, infatti, rallentano molto il sistema. E, in tal caso, conosciamo la soluzione: riavviare (il sistema). Riavviamo il computer, la memoria è cancellata e le prestazioni sono ripristinate, finché i bachi non lo rallentano di nuovo. La filosofia è un po’ come un computer con una perdita di memoria. Inizia bene, trattando questioni significative e importanti, che interessano a tutti. Poi, con il tempo, il suo percorso di successo rallenta. La filosofia inizia a occuparsi più delle questioni dei filosofi che delle questioni filosofiche, dissipando una dose crescente di attenzione intellettuale per parlare di se stessa con se stessa. Lo scolasticismo, infine, congela il sistema; è l’equivalente della “schermata blu di errore” di Windows.”
Ricordati di me: La rivoluzione digitale tra memoria e oblio
Davide Sisto, Bollati Boringhieri
Su come cambia nell’era digitale il nostro rapporto con la memoria e l’oblio. Il passato non esiste realmente: è solo una storia che raccontiamo a noi stessi. Ma cosa succede quando questa storia la raccontiamo non solo a noi ma anche ai nostri follower, registrandola, insieme ad altri milioni di utenti, all’interno dei nostri profili social e sul web, rendendola consultabile per sempre? I social network stanno diventando degli enormi archivi digitali, a partire dai quali è possibile costruire – in maniera del tutto inedita – una grande autobiografia culturale collettiva, in cui ciascuno contribuisce con parole e immagini a delineare tanto il proprio profilo biografico quanto quello degli altri, plasmando insieme la memoria personale e quella collettiva.
Selfie. Sentirsi nello sguardo dell’altro
Giovanni Stanghellini, Feltrinelli
Sul selfie, come sintomo di un’epoca in cui omologazione culturale, sociale, identitaria e corporea vanno di pari passo. Sviluppare un rapporto diretto, singolare e necessariamente complesso con il nostro corpo, con la carne, è sempre più difficile. Così cediamo a un rapporto mediato e posticcio con l’immagine di noi stessi che ci restituisce uno sguardo estraneo, che valutiamo molto più del nostro. Nell’epoca dei selfie riusciamo ad essere sicuri della nostra identità solo attraverso lo sguardo degli altri: sono visto dunque sono. Un’analisi di come sta cambiando il nostro rapporto con il corpo e con l’immagine di noi stessi.
Small data. I piccoli indizi che svelano i grandi trend
Martin Lindstrom, Hoepli
Sul potere degli small data e su come gli indizi più piccoli e insospettabili possano rivelare grandi verità sul comportamento dei consumatori… e degli esseri umani. In questo libro scoprirete che: una vecchia scarpa da ginnastica trovata in casa di un undicenne tedesco ha condotto alla straordinaria trasformazione di LEGO; una calamita trovata su un frigorifero in Siberia ha innescato una rivoluzione nei supermercati americani; un paio di cuffie antirumore usato a diecimila metri da terra ha portato alla creazione del nuovo jingle ufficiale di Pepsi; il modo in cui fedeli e turisti entrano in una chiesa di Roma ha contribuito a rivitalizzare i parchi divertimento Disney; l’ergonomia del cruscotto di un’auto ha ispirato la riprogettazione dell’aspirapolvere Roomba.
Sostenibilità Digitale
Perché la sostenibilità non può fare a meno della trasformazione digitale
Stefano Epifani, Digital Transformation Institute
Sui punti di contatto tra le tecnologie digitali e i loro impatti sulla sostenibilità, in vista della data che le Nazioni Unite hanno fissato per il perseguimento degli obiettivi di Agenda 2030. In evidenza, le opportunità, ma anche le minacce per la nostra società. La tecnologia digitale fa bene o fa male? L’intelligenza artificiale crea o distrugge posti di lavoro? I social migliorano o peggiorano le relazioni? Sono alcune delle domande che si sentono fare sul digitale oggi, ma sono quasi sempre domande sbagliate.
There is No B2B or B2C: It’s Human to Human #H2H
Bryan Kramer, Substantium
Il business to business e il business to consumer è superato: siamo sempre e solo esseri umani che si rivolgono ad altri esseri umani. Bryan esplora le molteplici sfaccettature del perché e di come la comunicazione oggi debba essere adattata per stare al passo con il nostro mondo sociale e digitale in continua evoluzione e in rapido movimento. Attraverso aneddoti delle proprie esperienze come presidente di una società di marketing della Silicon Valley, restituisce anche strumenti pratici per pensare come umani. In inglese.
Trick Mirror
Le illusioni in cui crediamo e quelle che ci raccontiamo
Jia Tolentino, NR edizioni
Sul fiume dell’autoinganno che scorre proprio sotto la superficie della nostra vita. È un libro sugli stimoli che ci modellano e su quanto sia difficile vedere chiaramente noi stessi attraverso una cultura che ruota attorno all’io. Tolentino indaga i nostri tempi, dall’ascesa dell’incubo social in internet alla sua apparizione in un reality show televisivo, dalle sue esperienze con l’ecstasy e la religione al sogno punitivo dell’ottimizzazione di sé perpetuato dalla nostra cultura, dal fenomeno del truffatore americano di successo all’ossessione della sua generazione per i matrimoni stravaganti.
Tutto il tempo del mondo
Thomas Girst, Add Editore
Ultima segnalazione meno digitale, e molto più umana, sul tempo, il più grande e inesorabile nemico dell’uomo, incubo della nostra epoca frenetica e iperconnessa. Girst racconta 28 storie, personaggi e luoghi che hanno fatto pace con il tempo: dall’architettura folle del postino Cheval, che costruisce il Palais idéal in trentatré anni con le pietre e le conchiglie raccolte durante i suoi giri quotidiani, all’opera di Cage che, tuttora in corso, terminerà di essere suonata nel 2640, dalle capsule lanciate nello spazio in un viaggio potenzialmente infinito, all’esperimento più lento del mondo, ossia quello della caduta della goccia di pece, dal registro delle fioriture dei ciliegi in Giappone, all’opera pittorica di Roman Opalka che passò la vita a dipingere i numeri in sequenza arrivando, prima di morire, a vergare il 5.607.249.